Punto di “flash”, punto di fiamma, autoaccensione nell’olio diatermico

Negli impianti ad olio diatermico e nelle centraline di termoregolazione, tipicamente si opera a temperature superiori al punto di fiamma e di flash.

Punti di fiamma e di flash

Per punti di fiamma e di flash di un fluido di scambio termico, si intendono le temperature alle quali i vapori del fluido, miscelati con le giuste proporzioni di aria, si infiammano a contatto diretto con una fiamma libera. Per testare un fluido occorre metterlo in un contenitore con una sonda di temperatura, piazzarlo su una fonte di calore e una fonte di accensione (fiamma di gas o arco elettrico) è posizionata alla sommità dello stesso contenitore. A questo punto si accende la fonte di calore. Riscaldandosi il fluido produce vapori. Quando i vapori prodotti arrivano ad essere tali per cui la nuvola viene infiammata dalla fiamma (la nuvola “scoppia”), si legge la temperatura. Questo è il punto di FLASH.
Continuando a riscaldare, il fluido produce sempre più vapore. Quando il fenomeno diventa una fiamma continua, si legge di nuovo il termometro. Questo è il punto di FIAMMA.
Fino a che il punto di fiamma non è raggiunto, la fonte di fiamma viva potrebbe essere rimossa senza conseguenze: il fluido rimane tale e si ossida.

Temperatura di autoaccensione
E’ importante notare che mentre i fluidi di scambio termico vengono normalmente usati a temperature oltre i punti di flash e di fiamma, essi mai dovrebbero essere utilizzati oltre le temperature di autoaccensione. La temperatura di autoaccensione di un fluido è quel valore oltre il quale il fluido di scambio termico si incendia spontaneamente al contatto con l’aria, senza fonti di accensione esterne.

Perdite negli impianti
Contrariamente agli altri sistemi, gli impianti ad olio diatermico generalmente non sono pressurizzati. Seppure essi operino a pressione atmosferica ci possono essere perdite. Le perdite spesso si localizzano su connessioni filettate (da evitare), giunzioni, valvole e pompe. Il fluido si versa lentamente nei punti più deboli, come uno spray o a gocce. Al contatto con l’aria il fluido caldo si ossida e fuma. Così le perdite di fluido di scambio termico è molto più frequente che producano fumo, piuttosto che fiamme, anche se il fluido si trova oltre i punti di flash e di fiamma.

Incendi dei materiali isolanti
Se il fluido di scambio termico viene versato nei pori dell’isolamento, lì si innesca il processo di decomposizione per ossidazione. Il processo di ossidazione produce calore. Il calore prodotto si aggiunge al calore dell’impianto, già presente nell’isolamento. Quindi le temperature nell’isolamento continuano a salire, e possono anche superare il punto di autoaccensione; a questo punto, se l’aria entra nell’isolamento e viene a contatto con il fluido ossidato e degradato, si possono immediatamente sviluppare incendi.

Isolamento delle tubazioni
E’ importante rilevare ed eliminare le perdite negli impianti. Noi suggeriamo di identificare e localizzare tutti i punti potenzialmente pericolosi. In questi punti è consigliabile l’uso di isolante per alte temperature a cellule chiuse, o al limite nessun isolamento. Molto importante è non dimenticarsi di fare continui controlli periodici.